Cronaca dagli Esercizi Spirituali

Pubblicato giorno 11 Febbraio 2020 - Diario, In home page

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Dal 2 al 7 di Febbraio il Seminario S. Carlo ha rinnovato il suo consueto appuntamento con gli Esercizi Spirituali, tenuti quest’anno presso la Casa di Accoglienza della Fraternità Francescana di Betania presso Cella di Noceto, nella splendida cornice delle colline parmensi.

Il tema su cui il padre Rettore ci ha invitati molto opportunamente a riflettere era: «Lo stile di vita del prete. Cosa lo rende eloquente?». La domanda complessa, e al contempo stimolante, è una di quelle cui negli ultimi decenni sono state date le risposte più varie, sotto la spinta della secolarizzazione avanzante; non di rado con la proposta di ricette dettate più da mode ideo-teologiche e gusti personali, tanto suggestivi nelle intenzioni quanto presto superati dalla realtà dei fatti; perché la verità è che – come il nostro padre spirituale Frà Roberto Fusco FFB ha tenuto a chiarire fin dall’introduzione – è molto più facile elencare le cose che vorremmo il prete facesse, piuttosto che interrogarci in profondità su chi il presbitero davvero sia.  Invece, la domanda sullo stile di vita chiama necessariamente in causa l’essenza, (operari sequitur esse, come insegna la buona vecchia filosofia) ed il tema non poteva, quindi, che declinarsi a partire dall’inestricabile nodo identità/missione; cosa che ai più anziani di noi ha fatto tornare in mente le bellissime catechesi di Papa Benedetto per l’Anno Sacerdotale di 10 anni orsono.

Avvolti dal silenzio – faticoso a tratti, ma assai depurativo per la mente – interrotto solo per i pasti, presi in lieta fraternità con la comunità che ci ha accolto, il predicatore ci ha condotto a meditare sull’identità del sacerdote a partire dal Vangelo, per poter riflettere e rivedere il nostro cammino alla luce della Parola. In un percorso di otto meditazioni, partendo dalla scoperta che noi siamo la nostra vocazione, (la quale è costitutiva del nostro essere e non qualcosa di posticcio), abbiamo sempre più approfondito le coordinate essenziali della nostra relazione con Dio alla luce del Salmo 138 (139) e dei Vangeli di chiamata e invio degli Apostoli, per comprendere che fine della nostra formazione spirituale è tendere a quell’unità di vita, in cui il ministero cessa di essere qualcosa che si fa e diviene riflesso di ciò che si è, ovvero di ciò che il Signore fa di noi.

Senza dimenticare alcune preziosissime “dritte” contro le insidie della vita sacerdotale – le delusioni demotivanti, le notti oscure della purificazione passiva, la tentazione costante del clericalismo come forma di potere e di autoaffermazione, ecc. – in questi 5 giorni Frà Roberto ci ha guidato soprattutto a riscoprire le fonti dell’autentica gioia della sequela: la gioia di chi non fa dipendere la propria felicità dalla logica dei risultati e del produttivismo, ma vive della letizia autenticamente cristiana e francescana di chi sa chi è di fronte a Dio, e perciò si fa trasparenza della Sua opera.

Ancora una volta, dunque, la grazia ha sovrabbondato sui nostri limiti e pigrizie, riempiendoci di rinnovato entusiasmo e serenità per il prosieguo del nostro cammino di sequela, con il proposito di vivere con maggiore generosità per il futuro la dimensione della condivisione comunitaria, unico antidoto alla tentazione dell’individualismo sempre in agguato; e mentre abbiamo in un certo senso salutato nei loro ultimi esercizi spirituali con noi i nostri 3 diaconi – Davide, Stefano e Nathan, ormai prossimi all’ordinazione presbiterale – attendiamo con fiducia e pregustiamo il dono di nuovi confratelli, che il Signore sicuramente chiamerà a condividere con noi la gioia del lavoro per il Regno.

Don Jacopo Tacconi, diacono del Seminario San Carlo

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